La mobilità sostenibile

La mobilità sostenibile

venerdì 16 settembre 2011

Funzionario scomodo


Funzionario scomodo della Cgil: «Licenziato»
---------....................Sono il funzionario CGIL coinvolto nei tafferugli dello scorso 08 settembre a Salsomaggiore. La mia vicenda, balzata agli onori della cronaca nazionale come un qualcosa di fuori dal comune, e che ha lasciato tutti basiti, ha creato un terremoto mediatico durato poche ore. Come è noto la vicenda in sè per sé quasi banale, è stata riportata su quasi tutti i quotidiani nazionali. Perché? La risposta è semplice e scontata: Un funzionario della Cgil non può permettersi di esporsi in questo modo, ne va l’immagine dell’organizzazione.
Fortunatamente la dinamica dei fatti accaduti quel pomeriggio, è molto chiara, anche grazie alle registrazioni video, facilmente reperibili anche su internet. Quel giorno insieme ad altri compagni ci siamo ritrovati per attuare un’azione pacifica di dissenso nei confronti di una manifestazione che aveva ben poco di sportivo e molto di mera propaganda politica, a tal proposito ci tengo a specificare che i partecipanti alla competizione sono vittime come tutti, ma anche complici, in quanto avevano comunque la possibilità di rifiutarsi di partecipare. La protesta si stava risolvendo come nel più classico dei modi, come spesso avviene nelle manifestazioni non violente, quando un gruppo di persone non identificate, ha preso parte allo sgombro del presidio, e con insulti e violenza fisica, ha cominciato a creare disordine e tensione, sotto lo sguardo compiacente delle forze dell’ordine presenti, e reputate a mantenere l’ordine pubblico..............................................
http://www.liberazione.it/news-file/Funzionario-scomodo-della-Cgil---Licenziato-.htm

giovedì 15 settembre 2011

Difensori dei più deboli per contratto

..............................................................Esiste però la cronaca dei fatti. Eppure la Camusso, di fronte a tanta cronaca, ha deciso di replicare passando direttamente alle vie legali, ovvero querelando il Tg1 per diffamazione con annessa richiesta di danni. L’azione legale è stata intrapresa, altro fatto alquanto anomalo per un sindacato che è sceso in piazza per la libertà di stampa (di chi a questo punto, viene da chiedersi), saltando addirittura la casella del diritto di replica con richiesta di rettifica, come ha chiesto addirittura l’Associazione Stampa romana, il sindacato dei giornalisti della Capitale, storicamente vicina alla Cgil. Per dire, il giorno dello sciopero generale gli uffici del sindacato romano erano chiusi. Ma quando è troppo è troppo. «Dobbiamo ribadire con fermezza che riteniamo la denuncia per diffamazione un inaccettabile sistema intimidatorio nei confronti dei colleghi», recita una nota emessa in serata da Stampa romana, «non sarebbero mancati i metodi per rimediare, là dove lo si fosse ravvisato, a un errore o a un’incompletezza: la Cgil poteva chiedere una rettifica o di rendere conto delle proprie posizioni, magari attraverso un’intervista della stessa Camusso al Tg1. La libertà d’informazione si fonda su due cardini: l’autonomia dei giornalisti e la tutela dei cittadini, entrambe vanno tutelate pena uno squilibrio che finirebbe per mettere a rischio uno dei pilastri della convivenza democratica».
E ora la Camusso che fa, querela anche il sindacato romano?  Sostenendo, magari, che la nota di Stampa romana ha lo stesso tono diffamatorio del Tg1, accusato di aver trasmesso un servizio «lesivo dell’onore, della reputazione e dell’immagine della Cgil»...................................http://www.libero-news.it/blog.jsp?id=1672#.TnI8VpO6FxU.facebook


domenica 11 settembre 2011

Dal direttivo nazionale della CGIL

..................................................Come dire che è stata abolita la democrazia interna,cioè il voto vincolante degli iscritti alla CGIL come previsto dalle norme statutarie della nostra Organizzazione, perché a quel punto la consultazione dopo la firma è una colossale presa in giro, non rispettosa della dignità dei lavoratori.
Di fatto si vuole in questo modo imporre l'accordo del 28 giugno che non a caso non prevede il voto dei lavoratori e delle lavoratrici sui loro accordi.
Non riesco a capacitarmi del fatto che si discute, si delibera, si decide sui contratti e sulla democrazia senza che i diretti interessati possano mai pronunciarsi e decidere liberamente. Una vera e propria deriva che può riguardare la stessa mutazione genetica della CGIL, visto che è stato perfino possibile fare un documento nel mese di agosto con tutte le forze sociali e presentarlo al Governo, dove al primo punto è prevista la richiesta di inserire nella Costituzione il pareggio di bilancio, mentre il documento CGIL sulla contro-manovra dice esattamente l'opposto.
Nel Direttivo tutti hanno ritenuto opportuno di non parlarne.

http://www.lacgilchevogliamo.it/cms/la-cgil-che-voglia-su-direttivo-9-settembre 

CGIL dopo congresso

Maurizio Scarpa
Una storia sbagliata
“chi può più di quanto sappia, lascia il sapere e sceglie il potere”
Il 13 settembre riprenderò servizio nel mio “antico” luogo di lavoro. Non è una scelta volontaria ma un imposizione figlia di atto deciso “a maggioranza”. Chi mi conosce sa che ho sempre detto di ritenermi una persona fortunata perché in questi 21 anni di distacco sindacale ho ricevuto uno stipendio per fare ciò che mi piace: il sindacalista. Eppure la mia adesione alla mozione di minoranza “la Cgil che vogliamo” pare oggi un elemento ostativo a continuare a svolgere proprio il ruolo di sindacalista. L’alternativa che viene posta a chi dissente dall’attuale linea della CGIL quella di incarichi fuori dalla CGIL (che impedisce alcun contatto diretto con i lavoratori e le lavoratrici) oppure si viene messi alla porta.
La questione non è quindi il rientro “in produzione”, si sarebbe detto una volta, ma la motivazione perché questo avviene. Non ho voluto accettare ricatti, ne ora intendo subire passivamente discriminazioni. Rivendico il diritto di poter portare una posizione diversa anche tra i nostri iscritti e le nostre iscritte. Appare evidente come questo gruppo dirigente maggioritario nel nostro sindacato ormai ha come priorità la incondizionata ricerca di unità con CISL e UIL (ricambiata da continui schiaffi come dimostra anche la vicenda dell’art. 8 da loro sostenuto dopo aver firmato l’accordo del 28 giugno). Al contrario la ricerca unitaria al nostro interno è esplicitamente rifiutata come elemento di intralcio per i rapporti unitari con le altri sigle sindacali.
Purtroppo il dibattito che ha seguito il congresso è stato condizionato da una involuzione che ha ridotto gli spazi democratici per il pluralismo, dove la forza dei numeri ha portato a scelte unilaterali, come accaduto sullo statuto approvato per la prima volta a maggioranza, ed ora anche nella selezione dei gruppi dirigenti. Non è per vantarmi dei “gradi”, ma ricordo di essere stato nominato vicepresidente del direttivo CGIL per fare una riflessione. Questo incarico è in CGIL un incarico di quelli che si definiscono “di garanzia” cioè che non hanno “potere” ma svolgono un ruolo istituzionale di riconoscimento delle diverse anime congressuali. Non essendo la minoranza nella segreteria confederale, questo è l’unico incarico confederale “elettivo” ricoperto da un compagno della minoranza congressuale: rendergli difficile la propria attività sindacale è emblematico di quale sia l’idea di pluralismo della maggioranza in CGIL e non è certo un fulgido esempio di democrazia.
Chiedo ai miei amici una cosa sola: combattere contro la prevaricazione."Chi non conosce la verità è uno stolto, ma chi, conoscendola, la chiama menzogna è un delinquente." Betolt Brechthttps://www.facebook.com/notes/licenziati-dalla-cgil/fuori-unaltro-ma-dove-ci-porter%C3%A0-tutto-questo/164970633586163

le-bugie-di-sacconi-sullart-18-una-storia-operaia

Gigi Malabarba
Licenziato dalla Fiat. Una decina di anni fa, nel corso di un lunghissimo conflitto sindacale nello stabilimento Alfa Romeo di Arese, venni licenziato per motivi politici (così sarà riconosciuto) dalla direzione Fiat, che aveva acquisito il noto marchio del 'biscione' con tutti i suoi dipendenti. Allora ero operaio alla catena di montaggio e da oltre vent'anni delegato sindacale, anche con ruoli dirigenti, prima nella Fiom-Cgil e poi nel sindacalismo di base. Si dà il caso che, grazie ai meccanismi perversi di rappresentanza che dalla metà degli anni '90 conferiscono rappresentatività ai firmatari di contratti e non in misura proporzionale al voto dei lavoratori e delle lavoratrici, la maggioranza formale delle Rsu era costituita da organizzazioni che mal sopportavano la mia presenza in azienda tanto quanto la direzione Fiat.
Accordo sindacati-azienda. Per cui, dopo anni costellati da provvedimenti di espulsione attraverso liste pilotate di cassintegrati da collocare a 'zero ore' e di successive vertenze che riuscivano a vanificarne i propositi (stiamo parlando di decine di espulsioni e di reintegri.), una parte dei sindacati insieme all'azienda definisce accordi che consentono di concentrare alcuni dei lavoratori più sindacalizzati - e quindi scomodi - e alcuni invalidi in reparti destinati alla chiusura: tutti in mobilità, quindi nessuna discriminazione.
Reintegrato grazie all'articolo 18. E' attraverso il combinato disposto dell'azione dell'articolo 28 dello Statuto dei lavoratori (condanna dell'azienda per attività antisindacale) e dell'articolo 18 della medesima legge (obbligo di reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa) che ottengo il diritto a rientrare nel mio posto di lavoro. Il giudice del lavoro in prima istanza e la Corte d'Appello successivamente riconoscono l'esplicita volontà persecutoria della Fiat, a cui viene imposto di cancellare il provvedimento 'politico'.
Attacco all'articolo 18. Confindustria e governo Berlusconi, con l'appoggio di alcuni sindacati complici (la definizione è del ministro Sacconi) e di insigni giuristi democratici come il professor Pietro Ichino, decidono di sferrare un attacco aperto all'articolo 18, ricevendo una straordinaria risposta di massa: chi può dimenticare le centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici che invasero Roma il 23 marzo 2002, forse la più grande manifestazione del dopoguerra?
Fine della persecuzione. La Fiat, che sperava di beneficiare dei favori del governo amico, era ricorsa in Cassazione contro il mio reintegro. Ma, a pochi giorni dalla convocazione delle parti al Palazzaccio e di fronte all'assenza delle modifiche di legge sperate; anzi, alla vigilia di un referendum che chiedeva persino l'estensione dello Statuto alle aziende con meno di 16 dipendenti, per la prima volta nella storia - a quanto risulta per casi analoghi - rinuncia alla Cassazione e pone fine alla persecuzione.
Sacconi e Maroni a favore dei licenziamenti facili. Da allora il ministro Sacconi, così come il ministro Maroni, ma non solamente loro, si affannano a studiare le strade per imporre la libertà di licenziamento attraverso operazioni di aggiramento dello Statuto, legate all'introduzione di nuove norme contrattuali, cosiddette flessibili. Non contento, nell'attuale manovra finanziaria Sacconi ha inserito il famigerato articolo 8, che consente a una rappresentanza sindacale aziendale di poter derogare con un accordo alle leggi nazionali, ivi compreso ovviamente il noto articolo 18 dello Statuto.
Ministro bugiardo. Non ho bisogno di aggiungere argomenti per definire bugiardo il ministro che nega tutto ciò, ma non certo per ignoranza, dato che per i suoi trascorsi di dirigente sindacale della componente socialista della Cgil ben conosce la materia. Oggi sarebbe sufficiente non la maggioranza delle Rsu, terminali aziendali di sindacati comparativamente rappresentativi, ma un semplice sindacato di comodo (come il padano Sin.pa) che sottoscrivesse un accordo con l'impresa per cancellare con una firma leggi e contratti.
Un attentato alla Costituzione, senza ombra di dubbio. E sarebbe giusto, oltre agli scioperi e alle iniziative legali e istituzionali di ogni tipo evocate dai palchi dello sciopero generale del 6 settembre, provare anche ad agire con forme di insubordinazione non convenzionali, quando in pericolo è la democrazia. E cancellare per decreto le organizzazioni sindacali non complici è questo.
Ma come la mettiamo con l'accordo del 28 giugno sottoscritto dalle parti sociali, Cgil compresa, che consente le stesse identiche deroghe, anche quella sui licenziamenti, purchè si tratti di accordi aziendali sottoscritti dalla maggioranza delle Rsu dei sindacati firmatari di quel 'patto sociale'? In tutto il gruppo Fiat la Fiom e i sindacati di base non firmatari dei diktat di Marchionne sarebbero cacciati dalle fabbriche perché 'minoranza'! L'operaio e delegato sindacale Malabarba sarebbe stato licenziato e mai più reintegrato e tutta quella sollevazione popolare del 2002-2003 buttata al vento. Sacconi è un bugiardo, ma Susanna Camusso per poter contrastare la liquidazione dello Statuto dei diritti dei lavoratori deve ritirare quella firma di giugno, che ha aperto la strada al decreto governativo, come le chiedono la Fiom e tutte le forze sindacali non complici.
http://www.ilmegafonoquotidiano.it/news/le-bugie-di-sacconi-sullart-18-una-storia-operaia