La mobilità sostenibile

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sabato 11 dicembre 2010

Sintesi documento conclusivo dell'assemblea naz. La Cgil che vogliamo

1.11.10 - Sintesi documento conclusivo dell'assemblea naz. La Cgil che vogliamo
Domenica 21 Novembre 2010 13:21

..............................................nel pieno di una conclamata crisi politica, nella
profonda diversità di posizioni di merito con le altre organizzazioni
sindacali, senza nessuna regola democratica di validazione degli accordi,
riteniamo sbagliata e impercorribile la scelta di un “patto sociale”.
Tutto questo in assenza di una discussione e di un mandato circa le
posizioni con le quali la CGIL si presenta a tale confronto.
Non si tratta di aver paura del confronto, ma di sapere che in questo
contesto la trattativa non può che avvenire sul terreno e sui contenuti
determinati e dichiarati esplicitamente dalle controparti, in uno scenario
politico quanto mai incerto e confuso e dagli imprevedibili sbocchi.
E’ per questo che l’Assemblea dell’Area Programmatica La CGIL che Vogliamo
decide l’avvio di una grande campagna di iniziativa e mobilitazione contro
il patto sociale. Occorre sospendere il confronto e avviare un’ampia e
partecipata discussione negli organismi e tra i delegati per definire la
piattaforma della CGIL .
Prioritariamente è necessario definire le regole della rappresentanza e
della democrazia per impedi re ulteriori accordi separati e consentire
attraverso lo strumento referendario la libera espressione dei lavoratori
e delle lavoratrici.In caso di sottoscrizione del patto
l'Assemblea è riconvocata per decidere le iniziative da assumere.
L’Assemblea, dopo la straordinaria giornata del 16 ottobre, è impegnata
nella piena riuscita della manifestazione del 27 Novembre e ritiene
indispensabile dare continuità alla mobilitazione, annunciando già in
questa occasione la proclamazione di uno sciopero generale da definire in
relazione all’evolversi della crisi politica.

La Lotta Politica arriva per rivi a colpire i deboli  e le famiglie dei deboli

La Cgil nel Caos ...


Un film già visto che non promette nulla di buono ..... Vi ricordate del 1993 ???

Sul modello contrattuale siamo ormai alle battute finali. Confindustria e Governo stringono i tempi e sanno di avere la disposizione l'occasione (e le condizioni) per imporre il loro punto di vista.
Grazie alla complicità di Cisl e Uil hanno potuto scardinare le ultime e residuali certezze contrattuali disseminando il terreno di accordi confederali separati. Grazie all'inconsistenza della posizione Cgil si sono firmati contratti categoriali (anche con la firma della Cgil) che di fatto hanno fatto dilagare in tutte la categorie il principio che il salario variabile è l'unico salario che conta, che tutto deve essere concesso in nome della produttività e della competitività di impresa, che nulla è certo se contraddice l'interesse di impresa e che quindi su tutto si può derogare.
La recente firma di Fim e Uilm sulle deroghe contrattuali nel settore metalmeccanico è la chiusa del cerchio di questa prima fase dell'offensiva padronale.
Il sistema contrattuale concertativo (quello uscito dagli accordi del 1993)  è stato così massacrato, già ora nulla è come prima, la concertazione non esiste più, a valere è solo l'interesse del mercato e dell'impresa, ma manca il passaggio formale, ossia  la liquidazione di ogni ambiguità, l'esigibilità assoluta, per contratto e per legge della nuova subordinazione del lavoro al capitale secondo le esigenze della globalizzazione, della crisi, della nuova concorrenza internazionale tra i capitali.
  • Il salario deve essere variabile (ossia ti pago solo per quel che fai e se lo fai come dico io, e non per quel che ti serve per vivere)
  • L'occupazione deve essere precaria (ossia lavori solo se mi servi e per il tempo che dico io)
  • La prestazione deve essere flessibile, disponibile a ogni richiesta dell'impresa (ossia decido io i ritmi ed i carichi di lavoro, quando devi lavorare di più e quando di meno. Ossia devi stare sempre a disposizione per ogni cambiamento che io deciderò a seconda del mio interesse)
  • La contrattazione deve sparire a favore di una collaborazione sindacale che sottintende esplicitamente la subordinazione del lavoro e delle sue organizzazioni al punto di vista del mercato e dell'interesse di impresa.
Tutto ovviamente per il bene della nazione che viene fatto coincidere esattamente con l'accumulazione capitalista, col profitto privato, libero di agire secondo il suo interesse e libero da ogni vincolo di solidarietà sociale.
Tutto deve essere finalizzato a questo e tutti devono collaborare a questo obiettivo. Un quadro di relazioni-subordinazioni che ricorda molto da vicino il "Patto per il lavoro" del ventennio fascista.

A questa tendenza l'unica ad opporsi è la Fiom. Per questo la Fiom è sotto attacco, non per un suo supposto estremismo ma semplicemente per il suo essere ed agire da sindacato.
Infatti la Fiom chiede una cosa semplice, che il prezzo della forza lavoro (al pari di tutte le altre merci), le sue condizioni di impiego e di utilizzo siano regolamentati in un quadro contrattuale certo, non derogabile e sopratutto costruito e condiviso con i soggetti proprietari di questo bene (la forza lavoro).
Per padroni e sindacati collaborativi, ormai inebriati da un modello neocorporativo che mette le loro burocrazie al centro del potere (di questo si illudono), la posizione della Fiom è pura eresia.

Ma la Fiom è una categoria della Cgil, e in qualche modo agisce nel quadro dei comportamenti che fino a ieri questa organizzazione aveva assunto. Infatti la Cgil non ha firmato l'accordo separato ed ha tuonato (a parole) contro ogni ipotesi di deroga contrattuale.
Il problema però è che la Cgil non ha una linea, naviga a vista, si limita a fare ciò che succede, dove può firma accordi di ogni tipo, ed è da tempo attanagliata dal disagio (tipico delle burocrazie) di non sentirsi accreditata al tavolo dove si disegna la nuova era neocorporativa, in cui le burocrazie si distribuiscono riconoscimenti e quote di potere.
La Cgil è in difficoltà (anche se le mani le prudono, e molto) ad aprire uno scontro frontale con la Fiom (non riuscirebbe a spiegarlo facilmente) e questo l'ha mandata in tilt. La Cgil ha fretta di rientrare nei ranghi, ma la resistenza della Fiom non gli permette di farlo esplicitamente e velocemente.
Senza una liquidazione della Fiom, la Cgil era ed è oggettivamente in difficoltà, costretta a riconoscere in qualche modo le ragioni della Fiom pur vedendo con fastidio questa sua resistenza all'offensiva padronale.

Il disagio della Cgil si è visto tutto in quella specie di seminario organizzato a Todi il 22 e 23 settembre scorsi. Un seminario inutile nella sua genericità per capire se esiste o meno in Cgil un embrione di proposta, ma esplicito nel dichiarare la sua voglia di rientrare e velocemente nelle grazie di Confindustria.
In realtà la Cgil sperava con questa iniziativa di chiudere la polemica con Confindustria e con Cil e Uil, convinta che tutto si poteva ormai firmare, contratti leggeri per spostare il centro della contrattazione sul livello decentrato, regole salariali da capestro, flessibilità aziendali ecc. ecc senza perdere la faccia con la sua base (l'illusione della Cgil stava tutta nel fatto che si poteva convincere le controparti a non esagerare con le loro richieste di deroghe), ma ecco che Confindustria e Cisl-Uil, pur incassando il dietro front della Cgil rialzano il tiro e firmano l'ennesimo accordo separato sulle deroghe al Ccnl metalmeccanico.
Un modo elegante ed esplicito per dire alla Cgil ... "ben venga il tuo dietro front ma non pensare di porre condizioni e di emendare il quadro contrattuale che già stiamo scrivendo senza di te".

Un segretario generale che di mestiere fa il sindacalista si sarebbe fermato a ragionare, avrebbe compreso che non ci sono margini ed avrebbe chiamato l'organizzazione a rispondere, ma un segretario generale, senza linea, preoccupato solo di rientrare nel gioco senza perdere troppo la faccia si è limitato a dirsi "stupito".
Non si capacità cioè del fatto che il suo rientro in gioco venga considerato ininfluente e non comprende che senza una piattaforma, senza una proposta, senza chiamare i lavoratori a discutere e decidere, senza una lotta non va da nessuna parte, se non quella di bere tutto ciò che ormai gli è stato preparato. Prendere o lasciare.
Il fatto che la Fiom abbia chiesto a tutta la Cgil di preparasi ad una lotta generale e di mettere in campo una propria piattaforma, e che la Cgil abbia rifiutato dicendo che ciò che si sta facendo basta ed avanza, la dice lunga su dove vuole andare questa segreteria confederale.

C'è da credere che alla ripresa del tavolo con Confindustria e Governo la Cgil farà di tutto per tornare ad accreditarsi, magari cercando di firmare qualcosa che non porti a perdere la faccia, che non ne smascheri troppo la sua retromarcia su tutto il fronte, ma non è detto che ci riesca perchè ormai è chiaro .... se l'accordo sulle deroghe firmato da Fim e Uilm la settimana scorsa insegna qualcosa è che a padroni e sindacati collaborativi non servono più soluzioni ambigue e pasticciate (come i 55 contratti che Epifani si vanta di avere già firmato) ... vogliono una esplicita e conclusiva formalizzazione delle nuove relazioni-subordinazioni sindacali.

La Cgil (questa Cgil) firmerà di sicuro, per calcolo politico e non certo per calcolo sindacale. Magari cercherà di farlo diluendo nel tempo l'amaro calice pensando di firmare prima accordi che si possano spacciare come positivi (come ad esempio sugli ammortizzatori sociali) ma l'imbuto è stretto perchè alla questione centrale si arriverà e l'accettazione di questo arretramento cozzerà inevitabilmente con la decisione Fiom di resistere allo smantellamento contrattuale, così come cozzerà con la realtà, fatta di occupazione e salari in costante riduzione e sempre meno tutelati a cui il nuovo modello contrattuale non potrà dare risposte, anzi, ne decreterà l'ulteriore indebolimento.
La firma della Cgil non sarà quindi indolore per lei, ma la burocrazia Cgil ha urgenza di rientrare in gioco sul terreno che padroni e sindacati collaborativi hanno già deciso e messo in pratica.
Alle burocrazie sindacali (quando ragionano da burocrazia) nulla fa più paura del terrore di non essere riconosciute, di non essere validate e accreditate dalla controparte, di essere tagliate fuori da un disegno che sembra prendere corpo anche senza il loro contributo collaborativo. In ciò vedono scemare il loro potere.
Pur di esorcizzare questo rischio si può accettare di subire tutto, anche di fare la parte dell'incompetente (per non dire parolacce) di fronte ai lavoratori che si dichiara di voler rappresentare.

Un film già visto..... vi ricordate del 1993 ???

Come dicevamo succede che spesso le burocrazie sindacali agiscano più per calcolo politico che sindacale. Sono cioè portate a tutelare più se stesse che i soggetti che dovrebbero rappresentare.
Un periodo particolare per osservare questo comportamento è quello che ha portato all'accordo sul modello contrattuale del 1993 che di fatto ha sancito la fine del modello sindacale rivendicativo e l'affermazione del modello concertativo.
Un periodo che potremmo chiamare "della confusione sindacale", dove cioè interesse delle burocrazie sindacali era quello di non rompere con le controparti (per calcolo politico) cercando di subire il meno possibile l'offensiva attivata da queste per fare saltare il modello contrattuale, nella illusione che ciò fosse possibile senza sancire una più pesante subordinazione del lavoro e delle sue organizzazioni all'interesse di capitale.
Come è finita lo sappiamo ma proviamo a ricordarne le tappe per individuare la similitudine con ciò che sta accadendo oggi.

Prima del 1993, il perno attorno a cui poggiava la resistenza salariale era la scala mobile, cioè una tutela automatica delle retribuzioni di fronte all'inflazione. Questa tutela del salario di base liberava la contrattazione nazionale e locale nella lotta sindacale per la tutela ed incremento del salario di professionalità (minimi tabellari) e per la redistribuzione di quote di produttività (premio di produzione).
Questa situazione rendeva difficile una politica di riduzione dei salari e per questo, già dal 1982 Confindustria mette sotto attacco la scala mobile, convinta che facendo saltare il perno, tutta la contrattazione sarebbe collassata.

I Sindacati confederali, accettando di essere responsabilizzati di fronte alla questione della crisi, vanno in pallone. Da un lato respingono gli attacchi alla scala mobile ed alla contrattazione, ma dall'altro, non volendo rompere con padroni e Governo (dei quali in parte condividono le argomentazioni, come ad esempio che la scala mobile sia causa di inflazione) accettano di fare alcuni aggiustamenti che, come si vedrà poi, apriranno di fatto la strada allo smantellamento della contrattazione.
Così è che nel 1982 si arriva al cosìdetto "accordo Scotti". Un accordo confederale che di fatto stabilisce i limiti che la contrattazione nazionale di categoria non deve superare e che nel contempo riduce il recupero salariale dovuto alla scala mobile. Si accetta così di mettere sotto controllo il costo del lavoro (come lo intendono le imprese).
Il sindacato di fatto ha accettato di porre un tetto alla crescita salariale, spiegando che ciò serviva a difendere un modello contrattuale e la scala mobile che altrimenti non avrebbero retto all'offensiva padronale. Di fatto però accettavano l'idea che l'aumento dei salari fosse causa dell'aumento dell'inflazione (e non conseguente).
Il contrasto con la base, nei luoghi di lavoro non fu indolore per le burocrazie sindacali, ma queste accettarono lo scotto convinte (illuse) che con ciò si fosse chiusa la partita. Ma non era così, ed in ciò si rende esplicita l'inconsistenza dell'analisi sindacale di allora.

Infatti nel 1983 e poi nel 1984 viene stabilito per legge che la scala mobile non debba recuperare più di un certo valore dell'inflazione. I sindacati subiscono accettando l'idea che questo blocco fosse necessario ed accettabile perchè temporaneo (doveva valere solo per i due anni in oggetto) e perchè propedeutico agli investimenti che si sarebbero realizzati col risparmio salariale delle imprese.
Di fatto le burocrazie sindacali, colme dell'orgoglio di essersi dimostrate responsabili ed attente ai problemi del paese, dimostrano solo la loro debolezza di linea, tanto che nel 1985 la Confindustria parte all'attacco con la disdetta della scala mobile.
La risposta sindacale è pasticciata. Incapace di comprendere il carattere dell'offensiva padronale, si preoccupa solo di cercare una mediazione che recuperi il rapporto con la controparte e non intacchi il ruolo delle organizzazioni sindacali.
Così si arriva sempre nel 1985 ad un accordo confederale, calato dall'alto, che di fatto riduce il potere di recupero della scala mobile (dal 63% al 50%) e sterilizza la busta paga da diversi automatismi (come gli scatti di anzianità) e rivalutazioni periodiche (come la liquidazione).

Tutta la contrattazione categoriale e aziendale sembra impazzire, da un lato nell'obbligo di recepire i contenuti dei cedimenti confederali, e dall'altro nel tentativo di recuperarne gli effetti (a livello aziendale) con maggiori aumenti salariali. Si apre una profonda spaccatura tra burocrazie sindacali e luoghi di lavoro. Infatti l'organizzazione sindacale non riesce a controllare l'esplosione salariale della contrattazione aziendale, non la sostiene, anzi la ostacola chiedendo il rispetto dei limiti imposti dagli accordi confederali.
Di fatto il sindacato impazzisce. Non esiste una linea sindacale generale (se non quella di contenere le pretese di Confindustria e di tentare interventi di moderazione sulla contrattazione aziendale) ed a livello di base si procede senza tener conto delle indicazioni sindacali.

E' così che nel 1990 Confindustria procede ad una nuova disdetta della scala mobile. Il Governo interviene prorogando la scala mobile solo per un anno per dare tempo alle parti sociali di trovare un accordo, dopo di che la disdetta sarà effettiva.
Finalmente il sindacato sembra reagire. Si proclamano scioperi generali con manifestazioni imponenti. La parola d'ordine dei sindacalisti è "La scala mobile non si tocca".
Nel 1991 però Cisl e Uil rompono il fronte e firmano un accordo separato che di fatto accetta l'abolizione della scala mobile. L'accordo trova poi legittimità in un decreto del Governo Craxi che darà valore di legge a questa scelta.
La Cgil (spaccata al suo interno) organizza un referendum per l'abrogazione della legge ma il referendum non vince. Ma è la linea sindacale della Cgil ad essere debole, stretta tra la necessità di non deludere una base agguerrita (che l'aveva spinta al referendum) e la scelta di non rompere con le controparti. Seguiranno mesi di estrema confusione, con assemblee, direttivi nazionali, carichi di parole d'ordine roboanti, ma senza mai arrivare ad una piattaforma e ad un piano vertenziale su cui mobilitare i lavoratori per recuperare una efficace tutela salariale.
E' così che la questione viene risolta  con un vero golpe interno alla Cgil il 31 Luglio del 1992 con l'accordo Amato-Trentin con cui anche la Cgil accetta la definitiva eliminazione della scala mobile. Lo strappo era stato così palese e forzato che Trentin dovette presentarsi dimissionario (e in lacrime) al direttivo Cgil convocato subito dopo, dimostrando così come la scelta fosse stata più dovuta a valutazioni (e pressioni) politiche che non per ragionamento sindacale.
Nel 1983 si arriva poi a formalizzare con il nuovo accordo sui modelli sindacali (concertativi) ciò che già era stato modificato nei fatti dai cedimenti precedenti. Il salario non doveva più cercare di coincidere con i bisogni salariali che il mondo del lavoro esprimeva ma doveva essere predeterminato e vincolato all'interno di un quadro di compatibilità che il governo e gli obiettivi di produttività delle imprese imponevano.

A guardare le cose da vicino è facile vedere la similitudine con la fase attuale.
L'offensiva padronale è chiara, il cedimento dei sindacati collaborativi pure, ma non altrettanto lo è la risposta Cgil. Come allora la reazione alle forzature confindustriali è debole e non sostenuta da una organica risposta vertenziale. Infatti, mentre a parole si respingono gli attacchi all'impianto contrattuale, in realtà si procede senza una piattaforma, senza un vero coinvolgimento dei lavoratori.
La Cgil è di fatto al palo, presa unicamente dal timore di non rompere i ponti con la controparte ben sapendo che così facendo si legittima il punto di vista della controparte, come è successo in questi anni con la firma anche della Cgil su contratti nazionali di categoria (tutti meno la Fiom) che di fatto, senza dirlo esplicitamente, si sono adeguati nell'accogliere deroghe, flessibilità, dinamiche salariali così come nella sostanza le cercava la controparte padronale.
Così si è legittimato il punto di vista dell'impresa che ora, come ovvio, chiede la chiusura del cerchio anche sul piano formale.

Nei prossimi giorni prenderanno via i tavoli tra sindacati-padroni-governo, sia sulla contrattazione che sullo statuto dei lavoratori. Sindacati collaborativi, padroni e governo hanno già detto e scritto ciò che vogliono.
La Cgil si presenterà a quel tavolo con due parole d'ordine. No alle deroghe e no all'indeblimento della contrattazione.
Parole d'ordine deboli, sia perchè non sostanziate da una piattaforma che spieghi cosa ciò vuole dire in materia di salario, di occupazione, di prestazione, di diritti, ecc. , sia perchè di fatto nella contrattazione precedente, la Cgil delle categorie (tranne la Fiom) ha già determinato una apertura su deroghe e su riduzione di peso del contratto nazionale.

Il 2010 come il 1993 ??? Sembrerebbe ....... Vedrete che Epifani firmerà. Ci spiegherà che così ha salvato la contrattazione ed ha tutelato i lavoratori. In realtà avrà solo salvato la burocrazia Cgil dal terrore di rimanere isolata ed esclusa.
Epifani come Trentin ha deciso che è politicamente necessario che la burocrazia Cgil rientri nei ranghi. Il merito non c'entra. Non c'entra che (anche se pure lui lo dice) il problema vero è che i salari continuano a perdere, che il sindacato nelle fabbriche è sempre più debole, che il peso della funzione di controllo delle burocrazie sindacali aumenta ogni giorno, che la democrazia sta uscendo dai luoghi di lavoro.
Quello che conta è non essere isolati, ridare spazio e ruolo ad una burocrazia che vive nel terrore di rimanere esclusa o messa ai margini.
Epifani sa bene che il rientro nei ranghi della Cgil non potrà avvenire senza strappi, senza perdere la faccia.
Magari, come Trentin, prima firmerà e poi si dimetterà (spiegandoci in lacrime che è stato un passo necessario firmare quell'accordo anche senza avere mai chiesto ed ottenuto un mandato dei lavoratori a firmarlo) o forse no, accettando di caricare su di se tutta la responsabilità, Così facendo libererà il nuovo assetto di segreteria permettendogli di presentarsi più innocente, meno colpevole di fronte ai lavoratori, lasciando la Fiom ancora più isolata, ed assieme a lei tutti i lavoratori.
Poi ... potete scommetterci ... ce lo ritroveremo senatore o deputato. La politica gli deve molto.



2 ottobre 2010                             COORDINAMENTO RSU

A CHI VIOLA LE REGOLE PER FARSI LE SUE RAGIONI CHE APPELLATIVO GLI DARESTE?? iL TURPILOQUIO VERRA' CENSURATO SI ACCETTANO SOLO DEFINIZIONI A MODO

http://www.coordinamentorsu.it/doc/altri2000/2000_0930.htm

ESTRATTO DEL REGOLAMENTO ALLEGATO ALL'ACCORDO QUADRO DEL 2004



ACCORDO PER IL RINNOVO DELLE RAPPRESENTANZE SINDACALI UNITARIE E PER LA ELEZIONE DEI RAPRESENTANTI DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA NELLE SOCIETÀ FS, TRENITALIA, ITALFERR E METROPOLIS DEL GRUPPO FS
RAPPRESENTANZE SINDACALI UNITARIE (Rsu)I seggi vengono ripartiti fra le liste secondo il sistema proporzionale puro.L’attribuzione dei voti e la ripartizione dei seggi ha luogo secondo le modalità previste dal Regolamento elettorale. interconfederale del 20.12.1993 che recepisce il titolo 3° della legge 300/

    1. Revoca dei componenti la R.S.U.
    E’ ammessa la revoca del mandato al rappresentante eletto.
    Tale revoca può essere promossa a seguito di motivata richiesta scritta dei due terzi dei lavoratori del collegio elettorale ed accettata a seguito di apposito dibattito e voto verbalizzati dai due terzi di tutta la R.S.U.
    11. Sostituzione per dimissioni o vacanza
    Nel caso di rappresentante decaduto si procede alla sostituzione con il primo dei non eletti della medesima lista elettorale, che abbia riportato il maggior numero di voti.
    Inoltre, le sostituzioni dei componenti le R.S.U. decaduti a vario titolo non possono concernere un numero superiore al 50% degli stessi, pena la decadenza della R.S.U.    con conseguente obbligo di procedere al suo rinnovo, secondo le modalità previste dal Regolamento elettorale e dal Regolamento di funzionamento delle R.S.U..
    Analogamente decadono i componenti R.S.U. eletti in un singolo collegio elettorale nel caso in cui le sostituzioni di membri decaduti a vario titolo interessi contemporaneamente più della metà degli stessi; in tale caso si procederà, quindi, al rinnovo delle R.S.U. limitatamente al Collegio interessato, sempre secondo le modalità previste dai citati Regolamenti.
    Sono causa di decadenza: la revoca del mandato, il trasferimento ad impianto non rientrante nella giurisdizione territoriale rispetto alla quale ha avuto luogo l’elezione,    il cambio di profilo professionale che comporti una utilizzazione non rientrante nella giurisdizione nella quale ha avuto luogo l’elezione, le dimissioni dall’incarico, il realizzarsi dei requisiti di incompatibilità, il venir meno del rapporto di lavoro.
    12. Comunicazione degli eletti alle Società del Gruppo FS
    A seguito dei risultati elettorali notificati dalla Commissione di Garanzia territoriale     alle Organizzazioni Sindacali, ciascuna Organizzazione provvederà a comunicare alle strutture aziendali competenti delle Società del Gruppo FS l’elenco degli eletti nella propria lista trasmettendo copia dei verbali dai quali risulti la ripartizione per   sindacato delle singole R.S.U..
    Tale procedura va seguita da tutte le Organizzazioni sindacali.
    In ogni caso, la R.S.U. si riterrà validamente costituita quando il numero dei rappresentanti comunicato alle Società dalle singole organizzazioni è pari almeno al    51% del numero complessivo dei delegati previsti.
    13. Prerogative delle R.S.U.
    Le R.S.U. elette e accreditate alle Società del Gruppo FS usufruiscono dei diritti, permessi, libertà sindacali e tutele previsti dall’accordo
    70, secondo quanto previsto dal CCNL vigente.
    14. Criteri per la determinazione delle R.S.U. e dei collegi elettorali
    Con l’impegno a garantire una adeguata rappresentanza delle professionalità presenti nelle diverse realtà produttive, anche con riferimento alla differenza di genere, alle alte professionalità ed ai giovani, le parti convengono sulle giurisdizioni di RSU previste dall’allegato A al presente accordo.
    Al fine di realizzare quanto sopra previsto le R.S.U. sono normalmente articolate in collegi elettorali come indicato nell’allegato A al presente accordo.
    15. Determinazione del numero dei componenti le R.S.U.
    Il numero dei delegati da eleggere viene calcolato sulla base della consistenza a ruolo paga del personale impiegato nell’unità produttiva, come individuata al precedente punto 1, nel secondo mese precedente quello stabilito per le elezioni, secondo le modalità di seguito previste:Il numero dei componenti le RSU, ovvero il numero dei delegati eletti nel collegio elettorale, non potrà essere inferiore a: tre componenti, negli impianti che occupano fino a 200 dipendenti;
      1. tre componenti ogni 300 o frazione di 300 dipendenti, negli impianti che occupano un numero di dipendenti superiore a 200 e fino a 3000 in aggiunta al numero di cui alla precedente lett. A), calcolati sul numero dei dipendenti eccedente 200;
        tre componenti ogni 500 o frazione di 500 dipendenti negli impianti di maggiori dimensioni, in aggiunta al numero di cui alla precedente lettera b), calcolati sul numero di dipendenti eccedenti i 3000. Ciò premesso, il numero dei componenti le R.S.U. e la sua articolazione per
        collegio elettorale è quello previsto nell’all. A al presente accordo.16. Competenze contrattuali
        Le R.S.U., congiuntamente alle articolazioni organizzative competenti delle Organizzazioni Sindacali firmatarie del CCNL, assumono titolarità e competenze sulle specifiche materie negoziali, con le procedure e nei limiti stabiliti dal sistema di relazioni industriali previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro in vigore, e con le specifiche modalità previste dal Regolamento di funzionamento delle RSU.
        17. Tempo di durata e di rinnovo delle R.S.U.
        I componenti della R.S.U. restano in carica per tre anni, al termine dei quali decadono automaticamente.
        Le Organizzazioni sindacali stipulanti il presente accordo intervengono per promuovere unitariamente il rinnovo stesso entro i due mesi successivi.
        Trascorso un ulteriore periodo di 30 giorni, le elezioni per il rinnovo delle R.S.U. possono essere comunque indette dalla rappresentanza sindacale unitaria uscente sulla base delle modalità e delle procedure stabilite dal presente accordo.
        18. Disposizioni finali
        Le Organizzazioni sindacali dotate dei requisiti di cui all’art. 19 della legge 300/70 che siano firmatarie del presente accordo o che, comunque, aderiscano alla disciplina in    esso contenuta partecipando alla procedura di elezione delle R.S.U.,
        rinunciano Formalmente ed espressamente a costituire R.S.A. nell’ambito delle Società del Gruppo FS rientranti nel presente accordo.
        Contestualmente, anche per effetto del mutato assetto organizzativo aziendale, si procederà al rinnovo di tutte le R.S.U..

      B

    1. CONTRATTAZIONE
      La titolarità della contrattazione, ai livelli e nelle sedi previste, è riconosciuta congiuntamente    alla RSU e alle Organizzazioni Sindacali che abbiano sottoscritto il Contratto Collettivo Nazionale. Gli accordi producono effetti se sono sottoscritti congiuntamente dalle RSU e dalle Organizzazioni Sindacali firmatarie di CCNL o, per materie specifiche di competenza, dai rappresentanti dei     collegi congiuntamente alle OO.SS. firmatarie di CCNL. Eventuali dissensi sull’ipotesi di accordo saranno risolti attraverso una consultazione, da esperire entro dieci giorni, tra i lavoratori a cui l’accordo va applicato. La consultazione potrà essere promossa sia dalla RSU che da una o più Organizzazioni Sindacali. La consultazione potrà essere effettuata tramite referendum con i contenuti e le modalità previste nel successivo punto 4. 4. REFERENDUM Il ricorso al referendum come strumento di risoluzione del dissenso rappresenta un fatto straordinario e non può essere, pertanto, il sostituto di altre modalità di verifica della delega e      del consenso. Esso dovrà contenere quesiti semplici e organizzato congiuntamente da tutti i soggetti coinvolti nella contrattazione.
      5. PROCLAMAZIONE DI ASTENSIONE DAL LAVORO
      La RSU può proclamare una azione di sciopero, nel rispetto delle norme di attuazione della    146/90 e successive modificazioni, purché essa sia dichiarata congiuntamente a una o più Organizzazioni Sindacali e la decisione sia assunta dalla maggioranza qualificata dei 2/3 dei componenti la RSU.
      6. DURATA E SOSTITUZIONE NELL’INCARICO
      I componenti della RSU restano in carica tre anni.
      Al termine di questo periodo la RSU decade automaticamente e non può esercitare alcun ruolo di rappresentanza.
      In caso di dimissioni di uno dei componenti, lo stesso sarà sostituito dal primo dei non eletti appartenente alla medesima lista.
      Le dimissioni e conseguenti sostituzioni dei componenti le RSU non possono concernere un    numero superiore al 50% degli stessi, pena la decadenza della RSU con conseguente obbligo di procedere al suo rinnovo.
      Le dimissioni devono essere formulate per iscritto sia all’Organizzazione Sindacale di     appartenenza che alla stessa RSU e di essa va data comunicazione alle Società del Gruppo FS contestualmente al nominativo del subentrante a cura dell’Organizzazione Sindacale.
      Delle dimissioni presentate e del nominativo del subentrante va data informazione ai lavoratori mediante avvisi esposti negli impianti.
      7. ACCETTAZIONE
      Il presente regolamento dovrà essere sottoscritto per accettazione da ciascun candidato nelle liste RSU.
            Roma, 13 settembre 2000



    venerdì 10 dicembre 2010

    A chi si è incaricato della tutela dei lavoratori e lo ha dimenticato

    http://www.youtube.com/watch?v=jooO-34OrpY

    GLI EROI SONO PERSONE PER BENE

    ANCHE LORO ERANO CONSIDERATI ROMPISCATOLE E SCOMODI. LORO ERANO VERI

    Assunzioni in RFI

    mercoledì 8 dicembre 2010

    Trenitalia acquista la società di trasporti tedesca Arriva

    Trenitalia parte la delocalizzazione?

    martedì 7 dicembre 2010

    1000 PASSAGGI SUL BLOG INCREDIBILE INCREMENTO DI LETTURA

    GRAZIE                                            MILLE !!!!!!!!
    SONO 
    I PASSAGGI 
    DI LETTURA RAGGIUNTI 
    OGGI 7 DICEMBRE 2010

    NewsLetter n°2 : Presenziamento saletta rsu 06/12/2010

     
    NewsLetter n°2 : Presenziamento saletta rsu
    06/12/2010
     
    Ricordiamo che il Notiziario Bordo Piemonte verrà inviato a TUTTO il PdS ancora per poche settimane.
     
    Col nuovo anno cercheremo di mantenere l'impegno a tutti gli iscritti UILT. 
    I simpatizzanti che vogliano ricevere gratuitamente il Notiziario, dovranno fare una semplice richiesta al mio indirizzo email.
    Grazie.

    • TMR : aggiornamento manovra a Chivasso
    Con le ultime disposizioni: i capitreni che si trovano a scortare i treni da/per Aosta, in occasione di manovre per giro loc. nella stazione di Chivasso, si adopereranno solo alla sorveglianza della stessa; lo scambio dispacci per l'interruzione binario col DM, avverrà direttamente col personale che effettua la manovra.
     
    • TMR: Mensa Savona
    Si segnala la riapertura del locale mensa / DLF nella stazione di Savona. Il locale, finalmente rinnovato, permette di consumare un pasto a self service convenzionato con smart card (+1.14 euro + bevande).
     
    • Contratti Formazione Lavoro
    La lettera diramata ultimamente da Braccialarghe prende una decisione ben precisa sul riconoscimento della computabilità nell'anzianità di servizio nel periodo di formazione lavoro, impegnando l'Azienda ad effettuare le necessarie verifiche al fine di procedere alla regolarizzazione delle posizioni interessate. Purtroppo sono passati già due mesi e non conosciamo ancora le tempistiche! Invitiamo quindi TUTTI gli iscritti UILT interessati, a comunicarci la volontà di procedere comunque per vie legali (causa già vinta in Cassazione dal nostro collega Trabucco, macchinista UIL). Per informazioni contattate il Gruppo Tecnico UILT Bordo Torino.
     
    • ISR Torino PN: Estrazioni Festività Natalizie
    Si sono svolte, nell'ufficio Produzione, le estrazioni per le singole festività natalizie del personale interessato. Il risultato del sorteggio è consultabile nella bacheca dell'Impianto di Torino, nella saletta riserve al quarto piano. Ricordiamo che l'attuale turnificazione estiva prevede già del personale in congedo nei periodi di Natale e Capodanno; al di fuori di quelli spettanti, nel caso di disponibilità maggiori in fase di gestione, verranno assegnate le festività dando priorità all'ordine del sorteggio ed a chi non ne usufruisce di turno.
     
     
    CT Filaseta Mauro
     
     

    SCIOPERO SI SCIOPERO NO SCIOPERO UN PO'

    CHI STRAPPA I VOLANTINI ALTRUI E SI NASCONDE DIETRO AD UN DITO

    TUTTI GLI ANNI A COMMEMORARE I CADUTI DELLA GRANDE GUERRA E DEL FASCISMO RICORDARE E MAI DIMENTICARE COSA UNA GUERRA DA' AGLI UOMINI, SOLO MORTE E DISTRUZIONE

    L'AUTO, MEZZO DI LOCOMOZIONE INDIVIDUALISTA E POCO SOCIALE

    INSISTENDO ABBIAMO DATO GAMBE E TESTA ALLE NOSTRE IDEE SENZA INDOSSARE ALCUNA MASCHERA

    DUE ASSOCIAZIONI DUE MODI DI VEDERE LA MOBILITA' ASSIEME PER PROMUOVERE UN FUTURO DI MOBILITA' SOSTENIBILE E MAI SOLO PER ALCUNI COME QUALCUNO PENSA

    LA BELLEZZA DEL PAESAGGIO E LA LENTEZZA NELL'AMMIRARLO  A BORDO DI UNTRENO CHE NON C'E'

    NOI ABBIAMO UN CREDO E LO APPLICHEREMO ATTRAVERSANDO ANCHE GLI OCEANI SE NECESSARIO, PUR DI ESSERE GARANTISTI DI FUTURO PER I GIOVANI, LE FAMIGLIE, I NOSTRI FIGLI.
    
    

    IN PARTE E' USCITO ALLO SCOPERTO IL TIMORE PER  TANTA STRAFOTTENZA DA PARTE DI COLORO CHE HANNO TERRORE DI PERDERE IL TERRENO OCCUPATO E QUINDI CADERE DALLA POLTRONA DOVE SONO ACCOMODATI E GIACCHE' QUI NON SIAMO PER APPROPIARCI DI NULLA, ALLORA PROVIAMO COMPASSIONE PER QUESTI COLLEGHI CHE OFFRONO IL FIANCO ALLE AZIENDE DEL GRUPPO CON UNA FACILITAìDEL TUTTO INGIUSTIFICATA,
     LONTANA DAL NOSTRO MODO DI PENSARE CHE GUARDA CASO CONICIDE APPIENO AL NOSTRO MODO DI ESSERE ED APPARIRE.


     

    CCNL Mobilità - Ministro convoca le parti


    Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti On. Matteoli ha convocato le parti per il giorno 9 Dicembre 2010  ad una riunione tecnica per approfondire gli aspetti economici relativi al CCNL Mobilità. Le OO.SS. Nazionali, con relativa nota, hanno immediatamente offerto la propria disponibilità al confronto, ritenendo altresì necessario procedere a un ulteriore verifica circa il confronto in atto tra Governo e Regioni relativamente alla possibilità prevista all’art. 1 comma 29 della lg. di stabilità per la parte riferita a “ Risorse per il trasporto pubblico locale”, nonché sullo stato di elaborazione del provvedimento di sostegno sulle “clausole sociali”.
    ** scarica i documenti …………………….. http://www.uiltrasporti.it/