La mobilità sostenibile

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venerdì 10 settembre 2010

Pomigliano: e se Epifani e la Cgil scavalcassero la Fiom?

Il segretario dice di non volerlo fare, ma può farlo. Le ultime modifiche allo statuto del Sindacato, approvate dal Congresso 2010, permetterebbero al livello nazionale di avocare la trattativa su Pomigliano, escludendo i metalmeccanici dalla partita.
L’accordo è separato, a Pomigliano d’Arco. La Fiom non ci sta: le richieste della Fiat sono troppo esose, somigliano a un nuovo schiavismo e sollevano persino dubbi di incostituzionalità. E il più grande e potente sindacato delle tute blu italiane, non firma. Per Emma Marcegaglia, a capo di Confindustria, il no dei metalmeccanici Cgil è “incredibile”. Per Maurizio Landini, a capo da soli due mesi della Fiom, la proposta è in realtà un “ricatto infirmabile”. E la situazione è in stallo: tutti si augurano che non sia Sergio Marchionne a cambiare idea, e a lasciare la produzione della Nuova Panda li dov’è, ovvero,  in Polonia.
LE FATICHE DEL SEGRETARIO - Eppure, comprensibilmente, il più preoccupato è il Segretario Nazionale della Cgil, Guglielmo Epifani. E’ noto che il Segretario confederale non si trova per nulla in sintonia con la decisione dei suoi metalmeccanici di disertare la firma dell’accordo con il Lingotto. “Avete esagerato, vi siete spinti troppo in là. Non potete adoperare i termini che avete usato finora, non potete permettervi di far saltare l’accordo”, ripeteva Epifani a Landini solo ieri, in un retroscena riportato dalla Stampa. Adesso, per Epifani, bisogna limitare i danni e cercare di andare avanti salvando il salvabile. Un colpo al cerchio e uno alla botte: le richieste della Fiat palesano profili di “illegittimità”, ma la Fiom deve “limitare l’area del contenzioso“. E agita, il Segretario Nazionale, il feticcio del referendum: sa bene che se i lavoratori fossero consultati, nessuno voterebbe no al mantenimento del proprio posto di lavoro. E “voi della Fiom avete sempre detto che il referendum è uno strumento sacro. Ma se i lavoratori dicono di sì, come farete a dire di no?”
COMMISSARIARE - In realtà, un’altra strada per uscire da questa empasse c’è. Solo che Epifani non la vuole percorrere: è la strada del “commissariamento” della Fiom. Ovvero dell’avocazione al livello nazionale della vertenza sui metalmeccanici di Pomigliano, esautorando il sindacato delle tute blu, troppo ribelle, troppo rumoroso, troppo più a sinistra, su posizioni, per Epifani, insostenibili. Potrebbe, ma non vuole:  “non posso commissariare la Fiom” dice. Non vuole, in realtà, o pensa di non riuscirlo a fare: ma gli strumenti, attualmente, li ha. Dobbiamo ritornare poco indietro nel tempo, all’ultimo congresso della Cgil, a Rimini, in cui si affrontarono proprio le posizioni ancora oggi in campo. Da un lato la Fiom, con la mozione di minoranza, dall’altro il correntone di Guglielmo Epifani, rieletto segretario con percentuali bulgare, l’80%. E fra i punti che Epifani fa modificare dopo la vittoria, ve ne sono alcuni dello Statuto: uno, in particolare, causa feroci discussioni fra i delegati delle mozioni. L’articolo 16, infatti, recita nel nuovo testo che “al solo Comitato Direttivo della CGIL nazionale è affidato, altresì, il compito di deliberare sulle piattaforme e sugli accordi interconfederali”. Al livello nazionale, dunque, è deferita in via esclusiva la competenza a decidere su quelle vertenze che coinvolgono rapporti con altre associazioni confederali.
LA PIETRA DELLO SCANDALO – Quando si approvò l’articolo, volarono parole grosse. Per Gianni Rinaldini, allora segretario Fiom, la modifica era “una cosa inaccettabile, che cambia la natura della Cgil”: perchè la nuova formulazione dello Statuto consente al livello nazionale di scavalcare i livelli confederali. Tanto è vero che la mozione di minoranza propose di legare l’esercizio, da parte del comitato direttivo nazionale, di questa modifica statutaria, alla previa deliberazione dei sindacati di categoria coinvolti nella vertenza: proposta bocciata dagli epifaniani, che forti del loro vasto consenso, si sono poi modificati lo Statuto da soli. In che modo dunque si potrebbe esautorare la Fiom? Avendo la volontà politica di portare il dibattito a un livello superiore. Se Epifani decidesse che, su Pomigliano, non può bastare l’accordo delle associazioni di categoria, ma fosse necessaria una deliberazione nazionale, e soprattutto fosse necessario dialogare con Bonanni ed Angeletti, ovvero con la Cisl e la Uil ai massimi vertici, la vertenza sulla fabbrica campana rientrerebbe appieno nella definizione di “accordo interconfederale”: e come tale, spettante unicamente al livello nazionale.

NON TUTTO SI PUO’ FARE – Non sarebbe difficile, in teoria, dunque: basterebbe dire che si rende necessario un coordinamento a livelli più alti, “per definire una linea d’azione comune”, o simili, e la Fiom non avrebbe armi statutarie per opporsi alla decisione. In pratica, Epifani non sembra aver intenzione di fare questo passo, stando a ciò che già dichiarato. Una spiegazione potrebbe essere che, essendo la Fiom troppo forte in questa fase, e avendo il Segretario davanti a se ancora due mesi soli di mandato sulla poltrona di Corso d’Italia, potrebbe non voler alzare ulteriormente il livello dello scontro interno. Il che sarebbe presumibilmente automatico se venisse applicata quella norma che, quando fu approvata, fece dire a Giorgio Cremaschi, altra storica tuta blu Cgil, che il Congresso del principale sindacato italiano “lo aveva vinto Bonanni”. Inoltre, una decisione del genere avrebbe una portata veramente storica: un sindacato nazionale scavalcherebbe una delle parti di cui è composto, ovvero una delle associazioni di categoria, per firmare al suo posto. Una situazione davvero molto delicata, che ha un solo precedente, e nemmeno del tutto analogo: bisogna infatti risalire a quando, dopo la marcia dei quarantamila colletti bianchi Fiat, i sindacati nazionali corsero a firmare in fretta e furia i contratti al centro delle vertenze, imponendo alle proprie sezioni operaie di sbaraccare lo sciopero generale. Ma quella vicenda, infatti, è già Storia.